Pochi giorni fa, chiedo venia se non segno sul calendario pure il compleanno dei calciatori, in nostro Danilo Cataldi ha compiuto 26 anni.

L’aquila della Lazio tatuata sulla pelle e non solo sulla maglia. 

Il suo fu un esordio da incorniciare grazie all’amorevole spinta di mister Pioli, il buffetto sulla spalla come un padre, una casacca pesantissima in una partita che fu cruciale per l’approdo in Champions.

Il gioiello cresciuto a Formello aveva ripagato il suo allenatore di tanta fiducia con una prova da "big".  Non giocó infatti da ultimo arrivato, anzi, si ebbe la sensazione di trovarsi davanti un veterano o forse un astro nascente. 

Questo è il prologo, il "c’era una volta" di una favola tutta biancoceleste.

Lungo la strada però, la sorte è sempre in allerta coi suoi bivi e deviazioni, così fu per Danilo: tanto rumore.

Caduto nel calderone dei prestiti, tra Benevento e Genoa, dopo essere stato sacrificato da Inzaghi che aveva salvato Murgia e dopo una contestazione lampo della tifoseria laziale per un’esultanza di troppo (gol di Pandev allora suo compagno di squadra al Genoa contro la Lazio), alla fine Cataldi è tornato a casa.

"La processione dove esce rientra", dice spesso un vecchio saggio che poi troppo vecchio non è.

Un ragazzino di belle speranze che adesso è cresciuto ma, nonostante l’amore per i nostri colori, non è mai del tutto esploso.

Questione di gerarchie e quando hai davanti uno come Leiva, o un veterano con la V maiuscola tipo Parolo, farsi spazio non è facile.

Nel post-covid però, la Lazio cadeva in pezzi e perdeva i pezzi.

Oltre l’assenza di Lulic, anche Leiva era scomparso.

Cataldi aveva convinto Inzaghi a dargli una possibilità importante per diventare protagonista del finale di stagione. 

Saturno contro: anche il centrocampista di Ottavia, non era rimasto incolume e un piccolo acciacco aveva fermato la sua ascesa all’ assolutismo in campo.

L’ex capitano della Primavera, già nel 2015, aveva contribuito nella corsa laziale culminata al terzo posto diventando un titolare aggiunto nella seconda metà di stagione. 

Non è un vice Leiva e non lo è per caratteristiche, ma ogniqualvolta il mister lo ha chiamato in causa, non ha deluso.

Mai deludente ma neanche mai protagonista.

Una strana storia la sua.

L’ex Primavera oggi è diventato grande, ha acquisito esperienza e si ha, forse, la sensazione che sia pronto a compiere lo step in più, quel passo che lo consacrerà come "titolare". 

Cataldi, lo specialista dei calci piazzati, 

nella sua carriera ha fatto vedere le carte giuste per fare la differenza.

Nella stagione appena conclusa si è confermato ancora ottimo tiratore, caratteristica utile in mille occasioni.

 

Ha messo la firma sulla Supercoppa di Ryad e Danilo sogna in grande.

Più che "panchinaro" un titolare aggiunto in panchina. 

Il perfetto subentrato meriterebbe di più?

In un reparto che vede figurare Luis Alberto,  Milinkovic e Leiva ristabilito, tutti e 3 inamovibili della mediana, Danilo ha scalato le gerarchie puntando ad essere la prima alternativa.

La società ha premiato l’impegno del ragazzo con un nuovo contratto, accordo non ancora ufficiale, ma legherà per altri anni Cataldi e la Lazio. 

Giusto epilogo per una lunga storia d’amore nata ancora prima delle giovanili.

Laziale se nasce, laziale se more!

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